Assign modules on offcanvas module position to make them visible in the sidebar.

Main Menu

Marianna Regina dei Fiori
(tratto dal sito www.favoledellabuonanotte.it  - di Arianna Lana) 

margheriteTanto tempo fa, in una grande valle tagliata a metà da un lungo fiume, c’erano il reame dei Baffi Biondi e il regno dei Baffi Neri.

Nel corso degli anni, il popolo dei Baffi Biondi e quello dei Baffi Neri avevano iniziato a litigare per contendersi le acque del fiume. Col passare del tempo i litigi si fecero sempre più frequenti e sempre più aspri, finché un triste giorno le due popolazioni decisero di entrare in guerra.

Lungo le rive del fiume, i soldati iniziarono così a costruire le loro trincee. In breve tempo vennero schierati i cannoni assieme a tutto il resto dell’artiglieria, comprese le munizioni.

La sera che precedeva la prima battaglia, il re dei Baffi Neri convocò Silvestro, il mago di corte, per chiedere consiglio:

“Mago Silvestro”

disse il re molto preoccupato;

“sei davvero sicuro di non poter impedire in alcun modo questa guerra? Le armi ci porteranno solo morte e dolore: è mai possibile che non esista una sola soluzione per evitare tutto questo?”

“Per impedire una guerra non bastano le magie”

rispose tristemente il mago

“per impedire una guerra serve  un miracolo. Io purtroppo di miracoli non ne posso fare, c’è però qualcos’altro che è in mio potere”

“Che cosa, Silvestro?”

domandò il re con l'animo colmo di speranza.

“Stanotte è la settima notte di luna piena. Da tempo avevo deciso che in questa notte avrei donato a sette bambini del reame una magia a testa: chi di loro saprà farne l’uso migliore, potrà diventare apprendista mago di corte.

“Beh, avrei preferito che tu fossi riuscito a escogitare qualcosa per evitare la guerra”

sospirò mestamente il re

“ma ordinerò comunque all’araldo di portarti qui i sette bambini, almeno tra qualche anno avremo un altro mago nel regno”

Un’ora dopo, nel grande salone dei ricevimenti, Silvestro accoglieva i sette bambini che avevano risposto al messaggio dell'araldo: Lucio, Orazio, Odoardo, Menico, Nerino, Tazio e Marianna.

“Buona sera a voi tutti”

disse loro il mago di corte

“sapete perché siete stai convocati qui stasera?”

i bambini fecero si con la testa

“Bene, allora vi dirò quale magia ho deciso di regalarvi: ognuno di voi riceverà il potere magico di trasformare qualcosa in qualcos’altro, e starà a voi scegliere il qualcosa e il qualcos’altro”

i bambini lo guardavano perplessi

“Mi spiegherò meglio: uno di voi potrebbe imparare a trasformare la terra in acqua, mentre un altro la pietra in oro, un altro ancora potrebbe invece trasformare l’acqua in fuoco, e così via. Avete capito tutti?”

i bambini fecero nuovamente di si con la testa – Bene, allora iniziate a esprimere le vostre richieste: ricordate però che domani avrà inizio una guerra, e forse i poteri magici di cui stasera entrerete in possesso potranno essere di grande aiuto al vostro popolo.

 Lucio disse: “Io voglio poter trasformare la terra in acqua, così, se anche i pozzi dovessero seccarsi, noi avremo sempre da bere”

Orazio disse: “Io voglio poter trasformare l’acqua in grano: in questo modo, anche se il raccolto andasse distrutto, noi avremo sempre qualcosa da mangiare”

Odoardo disse: “Io voglio poter trasformare l’acqua in monete d’oro, così nei nostri forzieri ci sarà sempre il denaro per comprare dai regni vicini tutto quello di cui avremo bisogno”

Menico disse: “Io voglio poter trasformare la terra in legno, così i nostri camini avranno sempre legna da ardere e noi non soffriremo mai il freddo dell’inverno”

Nerino disse: “Io voglio poter trasformare la terra in lana, così potremo sempre confezionare abiti pesanti per sopravvivere al gelo che sta per arrivare”

Tazio disse: ”Io voglio poter trasformare l’acqua in piombo, così avremo la capacità di produrre munizioni per tutta la durata della guerra”

Infine Marianna, per ultima, disse: “Io voglio il potere di trasformare il piombo in fiori”

 “E perché mai?”

esclamarono a gran voce gli altri bambini.

 “I fiori non si mangiano!”

dissero Lucio e Orazio.

 “I fiori non bruciano come la legna dentro al camino, i fiori non ci riparano dal freddo!”

dissero Odoardo e Menico.

“I fiori sono inutili! Sei proprio una femminuccia!”

fecero sprezzanti Nerino e Tazio.

“Smettetela”

li riprese a gran voce Silvestro

“Se Marianna vuole il potere di trasformare il piombo in fiori, ebbene l’avrà”

Il mago insegnò a ciascun bimbo la propria formula magica e quindi chiamò l’araldo per farli riaccompagnare nelle loro case.

Quella notte, la notte che precedeva la prima battaglia, tutti i bimbi del regno dormivano rannicchiati sotto le coperte: tutti tranne una.

La piccola Marianna guardava fuori dalla finestra della sua cameretta, vedeva i cumuli di palle di cannone brillare alla luce della luna e ripeteva la formula magica che Silvestro le aveva insegnato.

L’indomani, al sorgere del sole, i due eserciti si schierarono sulle rive del fiume.

I comandanti alzarono il braccio destro e assieme gridarono: - Fuoco!

I cannoni e i fucili di entrambi gli eserciti spararono con forza i loro colpi.

Fu allora che tutti i soldati, i re e gli abitanti dei due regni spalancarono le loro bocche e, pieni di stupore, esclamarono assieme:“Ooooooooohhhhhh …”

Una meravigliosa pioggia di fiori cadeva dolcemente dal cielo: i cannoni e i fucili avevano sparato in aria petali multicolore, profumati delle essenze della Primavera, che delicatamente si posavano ora sulle teste di ognuno.

“Il piombo delle nostre munizioni si è trasformato in fiori!”

dicevano i soldati

”E’ forse una magia? E’ forse un miracolo?”

Silvestro mago di corte volò allora sul ponte che univa le due rive del fiume, e da lì parlò:

“Ascoltatemi tutti: il merito di questa meraviglia va alla piccola Marianna, che ha deciso di trasformare il piombo delle vostre artiglierie nei soffici fiori della Primavera, insegnandoci a sostituire la bellezza della natura all'orrore delle armi. Oggi doveva essere una giornata di sangue, e invece è diventata una giornata di profumi e di colori. Vogliamo continuare la guerra o vogliamo trovare un accordo pacifico per spartirci equamente l’acqua del fiume?”

Tutti esclamarono in coro:

”Pace!!!!!!!”

Marianna venne nominata Prima Consigliera del reame dei Baffi Biondi e Prima Consigliera del regno dei Baffi Neri, diventò apprendista maga di corte, imparò molte altre magie e serbò sempre nel suo animo i colori gioiosi della Primavera.

�ap h�s�sdere sciarpa e cappello, e un attimo dopo era di nuovo in strada. Appena fuori, gli passò accanto un papà con una carrozzina: l’orologio si colorò di verde e sul quadrante comparve la scritta:

 “Ecco di nuovo quell’incredibile violinista in erba: chissà se anche il mio pupetto vorrà un giorno imparare a suonare uno strumento proprio come lui. Speriamo di si.”

Camminando ancora, Gualtiero arrivò davanti al negozio della signora Amalia, e questa lo salutò; il quadrante divenne viola e il bambino vi lesse:

 “Arte o no, quando questo soldo di cacio si mette a suonare è sempre capace di riempirmi il negozio di clienti. Chissà poi che ci troveranno mai …”

“ Hai capito la vecchia!”

pensò fra sé Gualtiero.

Girato l’angolo, vide in lontananza le sagome di Marasco e Cimino: questa volta Gualtiero non cambiò strada.

I due gli vennero incontro e incominciarono con la solita solfa; il quadrante dell’orologio questa volta divenne color giallo invidia, e Gualtiero vi lesse:

    “Ma come accidenti riesce a far uscire quei suoni fantastici da quel pezzo di legno? Perché a scuola risponde alle domande della maestra anche senza bisogno di studiare? Perché il cane di mio nonno ogni volta che vede Gualtiero corre a fargli le feste, mentre a me invece ringhia contro?”

“ Allora, secchione,”

disse Cimino

”come va?”

Gualtiero scoppiò in una fragorosa risata e disse loro:

”Ci vediamo ragazzi, statemi bene.”

Una volta rientrato a casa, la mamma gli chiese come mai avesse deciso di nuovo di tornare al parco.

Lui le raccontò ogni cosa: per farle vedere che non mentiva riguardo all’orologio, si divertì a mostrare

anche a lei come poteva leggere nei suoi pensieri.

“Concentrati su una sequenza di numeri.”

“Fatto”

disse lei.

“3293461”

disse lui.

“Sono senza parole!”

esclamò la signora.

Quel pomeriggio Gualtiero disse a sua madre di aver imparato che parole e apparenze non sono mai sufficienti per conoscere i veri pensieri della gente. Le disse anche di avere acquistato molta più fiducia in se stesso.

    Alla fine della giornata, però, Gualtiero decise che fosse meglio restituire l’orologio a Babbo Natale:

 “Caro Babbo Natale, ho molto apprezzato il regalo che mi hai fatto, mi è stato davvero molto utile. Ora però devo restituirtelo: così come io non voglio che qualcuno legga nei miei pensieri, allo stesso modo non è giusto che io possa leggere quelli degli altri.

Comunque grazie ancora per il più bel regalo di Natale che io abbia mai ricevuto, 

Con affetto, Gualtiero”

E fu così che lo gnomo Salonicco poté riavere indietro il suo orologio: dopo aver letto anche lui la lettera di Gualtiero, fu immensamente felice di aver temporaneamente smarrito in quel modo il caro oggetto.